La produzione di cibo a livello mondiale rappresenta circa il 30% delle emissioni globali di gas serra. Di questo 30, il 30% proviene da allevamenti e dalla pesca, il 27% dall’agricoltura; il 24% dall’uso del suolo e il 18% dal trasporto. A questi numeri va poi aggiunto il consumo idrico e altre forme di inquinamento. Insomma ci stiamo mangiando anche il pianeta. Quale risposta possiamo dare per invertire la rotta? Forse alcune risposte possiamo trovarle nell’innovazione di prodotto.
Quali alimenti ci aspettano nel futuro?
Alcuni dei prodotti considerati in Europa come i “cibi del futuro” sono già parte della dieta quotidiana in molte altre aree del mondo. Ad esempio, le alghe, molto diffuse in Asia, e gli insetti, consumati abitualmente da circa due miliardi di persone in Asia, Africa e nelle Americhe. Anche la carne coltivata è già autorizzata in paesi come gli Stati Uniti, Singapore e Israele, dove è possibile produrre anche latte sintetico. Vediamo nello specifico.
Alghe: il superfood ecologico
Le alghe, che si possono coltivare tutto l’anno e quasi ovunque, hanno la capacità di assorbire anidride carbonica e generare ossigeno. In Italia, dove la spirulina è la specie più diffusa, il settore è visto come “una componente della blue economy ancora da sviluppare,” secondo Paolo Tiozzo, vicepresidente di Fedagripesca-Confcooperative, in un’intervista per Il Sole 24 Ore. La spirulina, per esempio, è ricca di vitamina B12 e proteine, e può essere aggiunta a vari alimenti come pasta, cioccolato e birra. Tra le altre varietà commestibili ci sono le alghe nori, kombu e wakame, note per le loro proprietà antiossidanti e depurative. In generale, le alghe sono una fonte preziosa di sali minerali e vitamine e arricchiscono la dieta con un impatto ambientale minimo.
Carne coltivata: una nuova alternativa alla carne tradizionale
Spesso definita erroneamente “sintetica,” la carne coltivata è carne vera e propria prodotta però in laboratorio. Si ottiene prelevando cellule staminali da animali vivi e sani, che poi vengono fatte crescere in un bioreattore. Sebbene la produzione sia ad alto consumo energetico, questa carne potrebbe ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra e il consumo di acqua e suolo richiesti dagli allevamenti tradizionali. Al momento è autorizzata solo in pochi Paesi, mentre l’Italia ha espresso contrarietà. Tuttavia, il suo utilizzo in cucina sarebbe del tutto simile a quello della carne convenzionale.
Insetti: una fonte di proteine a basso impatto
Nel mondo, si consumano circa duemila specie di insetti, inclusi coleotteri come gli scarabei; lepidotteri come i bruchi; imenotteri come api, vespe e formiche; e ortotteri come cavallette, locuste e grilli. Gli insetti possono essere consumati interi o trasformati in ingredienti derivati. Ad esempio, i cracker a base di farina di grilli sono piuttosto diffusi. Gli insetti offrono proteine di alta qualità, comparabili a quelle di carne e pesce, rendendoli una scelta nutriente e sostenibile.
Latte sintetico: una nuova frontiera nel settore lattiero-caseario
Oltre alle bevande vegetali, si sta sviluppando anche un’alternativa innovativa al latte animale: il latte sintetico, ottenuto tramite un processo di fermentazione in cui lieviti specializzati producono proteine simili a quelle del latte. Come la carne coltivata, il latte sintetico potrebbe aiutare a ridurre l’impatto ambientale dell’allevamento di animali destinati alla produzione di latte. Inoltre, questo latte privo di lattosio potrebbe essere utilizzato per produrre vari latticini, rendendolo un’opzione valida anche per chi è intollerante ai prodotti caseari tradizionali.
Ma siamo pronti a modificare così in profondità le nostre abitudini alimentari?
In Italia, associazioni come Confagricoltura e Coldiretti si oppongono alla diffusione di prodotti “sintetici,” insieme a una parte di consumatori che temono la mancanza di una produzione “naturale.” Per superare questa resistenza, è essenziale promuovere la trasparenza nelle informazioni, organizzare campagne di comunicazione mirate e sensibilizzare il pubblico, garantendo sempre il rispetto della libertà di scelta. I consumatori continueranno infatti ad avere la possibilità di fare acquisti consapevoli grazie alle etichette sui prodotti. Un’indagine condotta da un team internazionale di ricercatori, tra cui alcuni italiani, ha studiato le abitudini di consumo delle tarme della farina. I risultati mostrano che le persone più giovani (sotto i 42 anni) hanno una maggiore predisposizione a provarle. Inoltre, i derivati degli insetti, anziché gli insetti interi, sono stati percepiti come più accettabili, soprattutto quando i partecipanti ricevevano un opuscolo informativo sui vantaggi di una dieta sostenibile.