Si parla sempre più spesso di Educazione alimentare.
Nei paesi sviluppati sono ormai numerose le evidenze che certificano la correlazione fra abitudini alimentari sbagliate e un impatto importante sui costi sanitari nazionali. Essere consapevoli di ciò che mangiamo assume quindi un ruolo estremamente importante quale strumento di prevenzione per le malattie legate all’alimentazione (come obesità, diabete, malattie cardiovascolari) e promuovere una vita sana e sostenibile dall’infanzia a tutto il processo di vita.
Cosa si intende per Educazione Alimentare
L’educazione alimentare è l’insieme di conoscenze e pratiche volte a promuovere abitudini alimentari sane, equilibrate e consapevoli. Si tratta di un percorso formativo e informativo che mira a sensibilizzare le persone sull’importanza di scegliere alimenti nutrienti e di qualità, rispettando le necessità nutrizionali di ciascuno e l’equilibrio dell’ambiente.
L’educazione alimentare può essere considerata da diversi punti di vista:
L’essere consapevoli delle qualità e delle funzioni delle proprietà nutritive dei cibi, della loro provenienza delle stagionalità e dei processi di produzione;
la promozione di una dieta equilibrata secondo le personali attitudini e necessità. E’ utile per individuare delle linee guida per bilanciare i nutrienti (come carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali) che sostengano il benessere fisico e mentale.
Incoraggia scelte alimentari che rispettino la sostenibilità, come il consumo di prodotti locali e stagionali, la riduzione degli sprechi e la preferenza per alimenti a basso impatto ambientale.
Favorisce comportamenti alimentari consapevoli. Promuove l’importanza di ascoltare il proprio corpo, mangiare con moderazione e sviluppare un rapporto positivo con il cibo, evitando abitudini negative quali il consumo eccessivo di zuccheri o alimenti ultra-processati.
Infine, l’educazione alimentare considera anche l’importanza del cibo nella cultura e nella convivialità. Insegna a rispettare le tradizioni alimentari e a favorire momenti di condivisione, come mangiare insieme ad altre persone.
Comportamenti alimentari degli italiani
Nell’ambito dell’indagine Osservatorio epidemiologico cardiovascolare/Health Examination Survey (Oec/Hes), in cui sono stati misurati stili di vita, fattori di rischio e condizioni a rischio, sono stati raccolti anche i comportamenti alimentari dei partecipanti (9111 persone esaminate, fra i 25 e i 79 anni di età, in 20 Regioni).
Ciò che emerge è che solo una minoranza della popolazione segue un’alimentazione salutare:
il 70% degli individui non ha un consumo adeguato di verdura e di pesce. Più del 20% consuma dolci/torte più di due volte a settimana contrariamente a quanto raccomandato; fra i nutrienti, il consumo calorico dovuto ai grassi saturi e agli zuccheri risulta molto elevato.
In confrontato quindi con il modello mediterraneo degli anni Sessanta e settanta, il consumo di cereali, patate e legumi è ridotto della metà, mentre il consumo di carni, formaggi, latte e, in particolare, di dolci è più che raddoppiato.
Una ricerca dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) indica che le scelte di consumo alimentare sono influenzate da molti fattori: psicologici, culturali, sociali, religiosi, economici, estetici e persino dagli amici.
Quindi che fare
Diventa quindi importante per invertire la rotta, incidere fin dai primi anni di vita dell’individuo, passare per la scuola, che è democratica, trasversale e obbligatoria. Per portare veramente il cibo al centro, è infatti necessario costruire delle competenze fin dai primi anni, per consentire ai bambini di avere degli strumenti di interpretazione adeguati. Al momento, nelle scuole ci sono dei progetti ma non esiste un percorso istituzionalizzato e formalizzato
Le istituzioni invece si stanno prodigando in una serie di misure e iniziative che affrontano anche in maniera significativa se vogliamo, la situazione dell’oggi ossia le conseguenze di una carenza di cultura alimentare. Sembra invece mancare un progetto strutturato in grado di affrontare un cambio di rotta significativo e concreto.
Sarebbe infatti opportuno In linea con quanto appena detto, considerare l’educazione alimentare come una combinazione di strategie educative designate per facilitare l’adozione volontaria delle scelte di consumo. Una ricerca dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) indica che le scelte di consumo alimentare sono influenzate da molti fattori: psicologici, culturali, sociali, religiosi, economici, estetici e persino dagli amici.
Il luogo d’elezione in cui si svolge l’educazione alimentare sono le scuole di tutti gli ordini, in cui partecipano gli studenti insieme ai genitori e ai docenti. Il coinvolgimento dei genitori è essenziale affinché si possa consolidare l’apprendimento maturato anche nella sfera familiare. In secondo luogo, l’educazione alimentare si rivolge con tecniche differenti ad adulti, sportivi, persone affette da disturbi alimentari etc. si sta parlando da tanto di nuovi percorsi formativi nei programmi delle scuole primarie e secondarie, così come anche nelle mense scolastiche si inizia a vedere una maggior attenzione ai menù che considerano pasti equilibrati, con maggior attenzione alla qualità degli ingredienti.
Impegno collettivo
Nel momento in cui si dovesse introdurre l’educazione alimentare nelle scuole, bisognerà partire dalla formazione del personale. L’azione dovrà essere congiunta. Da un lato la formazione diretta dei bambini: bisognerà costruire programmi, realizzare flussi di trasmissione di competenze, definire che cosa è importante che questi ragazzi sappiano. Dall’altro, la chiave per rendere possibile ed efficace la misura è appunto la formazione del personale: dei docenti sì, ma anche di chi lavora nelle mense, si occupa degli approvvigionamenti, degli acquisti, dei menu.
L’industrializzazione del prodotto alimentare quale causa/effetto dei cambiamenti del nostro stile di vita e i cambiamenti sociali hanno nel tempo contribuito a modificare in profondità le nostre abitudini alimentari. Ci Stiamo sempre più allontanando da quella dieta mediterranea che è stata riconosciuta dall’OMS quale sistema da prendere a modello per un corretto regime alimentare. Il consumo di cereali, patate e legumi risulta praticamente dimezzato, mentre il consumo di carni è raddoppiato; impressionante l’aumento del consumo di formaggi, latte e dolci. E’ evidente quindi quanto l’alimentazione attuale si discosti dalla dieta mediterranea di tipo italiano di cui sono stati ampiamente descritti i benefici.
Quindi abbiamo già il vademecum della salute alimentare, ce lo siamo solo dimenticati. Forse basterebbe riappropriarci di una “porzione” del nostro tempo per dedicarlo alla preparazione dei piatti piuttosto che consumare cibi trattati, processati o dai tempi di conservazione infiniti.